LA CULTURA DEL FARMACO

…il neonato, il bambino piccolo, mancandogli la parola e la razionalità, comunica con il corpo, ovvero per via somatica. La maggior parte dei suoi disturbi fisici stanno comunicando disagio (inadattamento) esistenziale con l’ambiente. Dovrebbe pertanto essere ascoltato i modo da risolvere tali disagi intervenendo sull' "originante"  il malessere. ** 
 
Invece, è più comodo delegare ai farmaci la risoluzione dei problemi. 
Evitando di affrontare i problemi, al bambino viene quindi molto presto insegnato a rifugiarsi nel farmaco, invece di trovare e risolvere l’origine del disagio. 
 
Intanto il bambino cresce e diventa ragazzo (grazie all’alimentazione abbondante anche di farmaci e psicofarmaci), e vede i genitori che continuano tale insegnamento dando il buon esempio, nell’assunzione di psicofarmaci, perché loro stessi non hanno tempo per affrontare le loro problematiche esistenziali e le loro ansie. Quindi anch’egli alla minima ansia, invece di imparare a gestirla e risolverla, delega e si rifugia nello psicofarmaco, ....ora può servirsi da solo.…tanto sono leggeri.....
 
Diventato adolescente, il giovane arriva nel mezzo delle grandi difficoltà esistenziali, tipiche dell’adolescenza, dei grandi conflitti, delle grandi ansie, e non avendo imparato nel suo percorso di crescita ad affrontare le ansie e le difficoltà della vita, sta peggio che mai
 
.....per fortuna ….. trova fuori dalla scuola (e in discoteca) chi gli offre di superare facilmente tutte le difficoltà della vita con un farmaco ……. miracoloso, …..senza bisogno di prescrizione medica, e…..dal nome facile: ....."droga"…...
 
…..e così, man mano che le difficoltà di vita aumentano, aumentano anche le dosi…..
..…finché si arriva alla overdose che finalmente risolve definitivamente il problema della vita….
 
…..grazie, …..cultura del farmaco..…
  
**   Nella maggior parte dei paesi europei ciò viene ampiamente riconosciuto. Infatti i bambini vengono curati prevalentemente, in prima battuta, con un approccio omeopatico.

 

 


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